Un triangolo Usa-Svizzera-Israele per contenere la Cina nella corsa alle miniere di cobalto della Repubblica Democratica del Congo? Tra interessi pubblici e privati si sta strutturando una corsa di questo tipo. Il Dipartimento di Stato Usa sta lavorando alacremente perché le istituzioni di Washington possano contare, di fatto, su una compagnia svizzera e un miliardario israeliano sanzionato da Foggy Bottom per interdire a Pechino l’accesso a ulteriori concessioni minerarie nello strategico Paese africano.
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Un “grande gioco” geopolitico in cui si sommano lotta per le risorse, corsa all’Africa 2.0, sanzioni e finanza che mostra quanto sugli asset critici per la transizione green e digitale la rivalità tra potenze sia realtà. Usa e Cina possono collaborare sull’energia in campi tradizionali come il petrolio, e il caso Guyana lo testimonia, ma su questo terreno di confronto geopolitico non si fanno invece distinguo. La rivalità è rivalità. E quando la Mercuria, una compagnia svizzera, ha iniziato a trattare con la kazaka Eurasian Resources Group l’acquisto di diritti di licenza e esplorazione per lo strategico cobalto in Congo, Washington ha iniziato a considerare l’abbattimento delle sanzioni contro il miliardario israeliano Dan Gertler, che il Tesoro Usa ha sanzionato sette anni fa per presunta corruzione in Congo e possiede royalties sui diritti esplorativi di Erg.
Il Dipartimento dell’Energia dell’amministrazione Biden sta lavorando per consentire il passaggio delle royalties delle miniere al governo di Kinshasa per consentire alle compagnie Usa di sostenere Mercuria nell’affare ed evitare che i diritti esplorativi del gruppo kazako siano ceduti ad aziende cinesi.
Il Financial Times ricorda che la proposta “ha già dato luogo a nuovi contratti di fornitura tra le miniere ERG e gli acquirenti occidentali, ora meno preoccupati dei rischi derivanti dalla gestione dei progetti, data la prova del coinvolgimento degli Stati Uniti”. I quali sarebbero pronti anche a alleviare le sanzioni contro Gertler ai sensi del Magnisky Act destinato a colpire chi si rende partecipe di atti corruttivi.
E secondo Africa-Express il magnate israeliano avrebbe, con azioni di manipolazione di funzionari e triangolazioni, contribuito a un danno erariale al governo del Congo per almeno 1,36 miliardi di dollari nello scorso decennio. Nulla è ancora esecutivo, ma Washington, conscia dell’attenzione di Pechino al cobalto del Congo e alle miniere di Erg, constatata anche dal Ft, si sta adoperando in prima persona per forgiare un accordo.
Il cobalto serve in molti processi produttivi, come quelli per le batterie elettriche, ed è al centro di una grande battaglia geoeconomica. Su cui gli Usa non vogliono lasciare terreno alla Cina. Anche a costo di interpretare soggettivamente libero mercato e sanzioni. Un passaggio non secondario che mostra l’importanza della posta in gioco su questi dossier.
Articolo tratto da Insideover, a cura di Andrea Muratore